giovedì 3 ottobre 2013

"Camera con vista" di Edward Morgan Forster



Titolo: Camera con vista
Autore: Edward Morgan Forster
Editore: Mondadori, Oscar Classici, 2001
Titolo originale: A room with a view








  Camera con vista è una fiaba novecentesca, la storia dell’incontro tra il mondo della giovane inglese Lucy Honeychurch e quello del giovane anticonformista George Emerson. Il romanzo di E. M. Forster, scritto agli inizi del Novecento dopo un breve soggiorno dell’autore in Italia, si presenta in una forma tradizionale: ogni capitolo è provvisto di un titolo, la voce narrante è ancora una terza persona onnisciente e l’argomento è ancora di tipo romanzesco. Elemento portante della narrazione è il tono sarcastico con cui l’autore manifesta apertamente la sua presenza nel testo. L’ironia diventa lo strumento per portare avanti le vere istanze di Forster, il veicolo con cui mostrare le ipocrisie e la stagnazione morale della società edwardiana, incapace di affrontare e accettare l’aspetto più passionale dell’uomo. Così il libro si costruisce per opposizioni: innanzitutto opposizione di due paesaggi, la città di Firenze da un lato e il piccolo villaggio inglese di Summer Street nel Sussex inglese dall'altro, poi opposizione tra due gruppi di personaggi, gli Emerson e gli italiani contro i vari reverendi Eager, i Mr Beebe, i vari Cecil e le varie Miss Bartlett, ed infine opposizione temporale, tra un prima e un dopo, tra Medioevo e Rinascimento.


  Spunto del romanzo è la consuetudine del ‘Grand Tour’, la prassi da parte delle classi medio-alte di visitare i tesori archeologici ed artistici di città italiane come Firenze, Roma, Napoli, per completare al meglio la propria educazione. Lucy e la cugina Miss Bartlett a Firenze sono le nuove ospiti della pensione Bertolini, ma le loro camere sono sprovviste della desiderata vista sull'Arno, al contrario di quelle del signor Emerson e di suo figlio George che prontamente le offrono per uno scambio. Il ragionamento è sillogistico: poiché «alle donne piace guardare il panorama; agli uomini no», agli occhi dei due gentiluomini «è ovvio che dovrebbero averle loro, le camere con vista. Non c'è altro da aggiungere». Fin dall'inizio però la realizzazione delle proprie aspirazioni e dei propri desideri sembra doversi scontrare con l’autocontrollo e la rigida repressione delle convenienze sociali. Seppur con leggerezza Forster mette in luce la forbice tra il vero altruismo e la falsa etichetta, tra le vere emozioni e gli sbiaditi e indifferenti luoghi comuni. Nella narrazione una centralità evocatrice viene affidata alla descrizione paesaggistica. I moti dell'io interiore si riflettono nel paesaggio e allo stesso tempo l'ambientazione diventa lo specchio dell'animo: il viaggio di Lucy in Italia, attraverso la stereotipata intensità dei suoi colori, è un viaggio introspettivo, di maturazione e formazione, un viaggio contro la confusione creata dal mondo, alla ricerca della vera se stessa. Un viaggio contro il buio, metafora della menzogna della confusione morale del pensiero gretto e stagnante e dunque pericolo in cui si può costantemente inciampare, verso una luce simbolo supremo di Verità.


  Camera con vista è un Bildungsroman, una lotta «per qualcosa di più che non l’Amore o il Piacere»: è la lotta per la vera conoscenza di se stessi.
La vita è bellissima, ma difficile. “La vita” ha scritto un mio amico “è un concerto di violino suonato in pubblico, e si impara a conoscere lo strumento solo suonando.” Mi sembra una buona definizione. L’uomo deve imparare a usare le proprie capacità man mano che la vita procede… specialmente la capacità di amare.
(E. M. Forster, Camera con vista, Milano, Mondadori, 2001.)


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